Guida: Due diligence in materia di diritti umani contro il rischio di schiavitù moderna per i lavoratori profughi
Nel 2020, un quarto della popolazione mondiale viveva in Paesi colpiti da conflitti. A maggio 2022, il numero di persone costrette a fuggire da guerre, violenze e violazioni dei diritti umani ha superato i 100 milioni, più del doppio rispetto al 2010 (41 milioni).
I profughi sono maggiormente esposti al rischio di violazioni dei diritti umani, le quali si verificano nelle aree interessate da conflitti, lungo le rotte migratorie non sicure che queste persone sono costrette a percorrere, e anche nel Paese di destinazione nel quale giungono. Tali violazioni dei diritti umani possono includere lo sfruttamento di manodopera, il lavoro forzato e la tratta di esseri umani.
I profughi sono a maggior rischio di sfruttamento per molti motivi, come difficoltà economiche e discriminazione, pratiche di reclutamento ingannevoli e coercitive, barriere linguistiche, reti sociali deboli e scarsa conoscenza del diritto del lavoro nei Paesi di destinazione.
Tutte le imprese – dai marchi che si rivolgono direttamente ai consumatori ai fornitori b2b – hanno il dovere di rispettare i diritti umani di tutti coloro che lavorano tanto nelle loro sedi operative quanto nelle filiere di produzione. C’è sempre qualcosa che le aziende possono fare per impedire e ridurre il rischio di sfruttamento nelle proprie sedi operative e nelle filiere di produzione.
Questa guida spiega come le aziende possono prevenire e mitigare alcuni dei rischi di sfruttamento della manodopera, del lavoro forzato e del traffico di persone sfollate. È destinata in particolar modo alle imprese che operano o lavorano con fornitori in Paesi confinanti con aree interessate da conflitti o in cui è presente un numero elevato di profughi.
Per illustrare l’importanza di una due diligence approfondita, abbiamo incluso, in questa guida, casi di studio relativi a quei Paesi che stanno accogliendo un numero elevato di profughi a seguito della guerra in corso in Ucraina: Bulgaria, Germania, Italia, Moldavia, Polonia e Romania.